M. Dondi, Storia della strategia della tensione (1965 – 1974)

 Mirco Dondi, Storia della strategia della tensione (1965 – 1974). Le bombe nei mezzi di informazione, Laterza, 2015.

Il testo ricostruisce i 6 episodi conosciuti come stragi nere che iniziano il 12 dicembre 1969 con piazza Fontana e terminano il 4 agosto 1974 con la strage al treno Italicus. Alcuni giorni dopo la bomba di Milano, il settimanale britannico “The Observer” parlerà, a proposito dell’Italia, di strategia della tensione, riferendosi non solo alle bombe, ma al modo in cui sono stati strumentalizzati, in precedenza, attentati e disordini sociali, chiamando in causa la stampa e i politici.La stagione dello stragismo, ignota agli stati dell’Europa occidentale, ha minato le istituzioni democratiche e la convivenza sociale, il tutto aggravato dall’impossibilità, tranne per due stragi, di arrivare alla punizione degli autori materiali nonostante il corso della giustizia si sia protratto, per piazza Fontana e per la strage di Brescia, fino al Secondo millennio.Negli anni Novanta, dopo la fine della guerra fredda, sono state riaperte indagini ed è stata istituita una commissione parlamentare d’inchiesta che ha lavorato per più legislature. Obiettivo: far luce sui mandanti, le complicità istituzionali e internazionali. A distanza di decenni, si è riusciti quantomeno a definire accertabili contorni di verità storica.Partendo da queste acquisizioni il testo ricostruisce gli episodi stragisti, soffermandosi, in particolare, sul loro impatto immediato. Che cosa fu raccontato dai politici e dai giornali? Quanto è stato grande lo scarto di verità tra ciò che è realmente accaduto e ciò che si è detto e scritto nei primi momenti?Si apre così, fra le varie testate, una lotta per convincere la popolazione su quello che sta succedendo. Gettare una bomba per poi montare la stampa è quello che raccomandano gli strateghi della tensione, gli uomini legati agli uffici della guerra psicologica, in contatto con giornalisti e direttori di giornali. Dopo piazza Fontana la stampa e i giornalisti diventano però sempre meno plasmabili, sempre meno al servizio di verità prefabbricate. Sarà proprio la progressiva autonomia dell’informazione una delle leve che contribuirà a sconfiggere i disegni di strategia della tensione.

 


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