« I fratelli Rosselli » : l’antifascismo e l’esilio
a cura di Alessandro Giacone ed Éric Vial, Carocci, Roma 2011, pp. 255
Si tratta di un volume collettaneo che raccoglie testi di studiosi francesi e italiani, tutti riguardanti, sotto diversi aspetti, la storia dei due martiri dell’antifascismo. Come è noto – e come ha rievocato Mimmo Franzinelli nel suo libro del 2007 Il delitto Rosselli (Mondadori) – il duplice assassinio fu perpetrato il 9 giugno 1937 nelle vicinanze della cittadina termale di Bagnoles-de-l’Orne, in Normandia, da parte di alcuni sicari appartenenti alla Cagoule, un’organizzazione francese di estrema destra.Carlo Rosselli, una delle principali figure dell’antifascismo italiano e tra i fondatori del movimento Giustizia e Libertà, si era stabilito in Francia dopo un’avventurosa fuga dall’isola di Lipari, dove il regime l’aveva confinato. Rimasto in Italia, dove portava avanti le sue ricerche di storico del Risorgimento nell’ambito della Scuola di Storia moderna e contemporanea diretta da Gioacchino Volpe, Sabatino Enrico Rosselli, detto Nello, aveva da pochi giorni raggiunto il fratello nel paese transalpino.
Realizzato a cura di Alessandro Giacone, dell’Università Stendhal di Grenoble, e di Éric Vial, dell’Università di Cergy-Pontoise, I fratelli Rosselli propone nuovi punti vista nel contesto di quel «cantiere della ricerca» che gli storici hanno realizzato intorno alla complessa vicenda dei due antifascisti. Organizzato in quattro sezioni, si presenta come un mosaico di analisi che riguardano tematiche differenti ma interconnesse: il coinvolgimento degli ebrei italiani nel fascismo e nell’antifascismo (Michele Sarfatti); l’impegno di Nello presso la Scuola di Storia moderna e contemporanea (Simone Visciola); il saggio Mazzini e Bakunin: dodici anni di movimento operaio in Italia (1860-1872), pubblicato da Nello nel 1927 (Jean-Yves Frétigné); la storia editoriale del libro di Carlo Rosselli Socialismo liberale e la vita parigina di lui attraverso le persone e i luoghi delle sue frequentazioni (Robert Paris); la rete di contatti che sostenne Carlo Rosselli in Inghilterra e la complessa figura della moglie, Marion Cave Rosselli (Isabelle Richet); il carteggio fra Carlo Rosselli e Gaetano Salvemini (Elisa Signori); il confronto politico fra Carlo Rosselli e Angelo Tasca (Catherine Rancon); le trame e le oscure complicità dell’affaire Rosselli prima e dopo l’eccidio (Mimmo Franzinelli); l’album fotografico di Attilio De Feo – stralci del quale sono riprodotti in una sezione iconografica – dei funerali parigini di Carlo e Nello, con il grande corteo e le orazioni funebri al Père Lachaise (Chiara Colombini); gli echi dell’eccidio negli Stati Uniti e le posizioni prese dalla stampa italoamericana (Bénédicte Deschamps); la traslazione delle salme a Firenze, avvenuta il 29 aprile 1951 (Alessandro Giacone); il lavoro di Carlo Rosselli a Parigi e il dibattito con l’intellighenzia transalpina, in particolare con i redattori di «Esprit» (Olivier Forlin); la rappresentazione del delitto Rosselli nel romanzo Il conformista di Alberto Moravia e nella trasposizione cinematografica di Bernardo Bertolucci (Nicolas Violle); le inesattezze della storiografia sulla vicenda Rosselli (Éric Vial); il pensiero di Carlo Rosselli ed i suoi riflessi negli scritti di Franco Venturi e Norberto Bobbio (Leonardo Casalino). In chiusura tre testimonianze di non-storici: David Rosselli, nipote di Carlo; Luca Di Vito e Michele Gialdroni, autori di Lipari 1929: fuga dal confino; Stella Savino, sceneggiatrice e regista di Il caso Rosselli (un delitto di regime). Al di là della doverosa memoria che spetta a Carlo e Nello Rosselli per il loro impegno di antifascisti della prima ora, non si può non vedere nella loro vicenda gli inquietanti prodromi di un esercizio del potere basato sull’eccidio che, purtroppo, non è rimasto confinato all’epoca fascista. Con sentenza del 14 ottobre 1949, arriva l’insabbiamento giudiziario: la Corte d’appello di Perugia nega ogni possibilità di proclamare la verità sul delitto, i cui mandanti erano stati, invece, chiaramente individuati ai vertici del Servizio informativo militare (SIM) e del ministero degli Esteri. È un’omissione che si ripeterà quando altre stragi di stato funesteranno la vita del paese, ormai approdato alla democrazia. Ed è un ulteriore motivo per mantenere aperto il «cantiere», dando ai morti – come affermano i curatori di I fratelli Rosselli – la possibilità di raccontare la loro storia anche dopo la scomparsa dei loro assassini.